La pillola per la pressione protegge anche la memoria: la scoperta che cambia tutto

Una nuova scoperta sta facendo ultimamente il giro del mondo scientifico, infatti alcuni farmaci che di solito vengono utilizzati per andare ad abbassare la pressione arteriosa potrebbero avere anche un effetto protettivo sulla memoria e sulle varie funzioni cognitive. Si tratta in effetti, di una rivoluzione per cercare di affrontare l’ipertensione ma anche per prevenire la demenza e il declino mentale.

Qual è la connessione tra la pressione e il cervello?

Da anni ormai è noto che un’elevata pressione arteriosa, soprattutto se essa non viene controllata nel modo giusto, può andare a danneggiare progressivamente i vasi sanguigni del cervello, andando quindi ad aumentare il rischio di possibili ictus, micro ischemie o anche demenza vascolare, molto pericoloso per la nostra salute e per tale motivo bisogna fare attenzione.

Immagine selezionata

Tuttavia fino a poco tempo fa si pensava che il trattamento della pressione arteriosa avesse solo l’effetto di andare a limitare questi danni, in realtà però si è scoperto con dei nuovi studi che alcuni farmaci antipertensivi, non si vanno a limitare solo a proteggere i vasi, ma vanno ad agire direttamente sui processi neuro degenerativi.

Ciò quindi ci permette di andare sicuramente a migliorare la memoria ma anche l’attenzione e la velocità di elaborazione mentale. Andiamo quindi a vedere quali sono questi farmaci e perché potrebbero essere una svolta molto importante nel campo medico, andando quindi a prevenire determinate malattie e problemi di salute molto rischiosi.

Quali sono i farmaci sotto osservazione

Ovviamente, non tutti i farmaci sono uguali e non tutti hanno le stesse proprietà e non intervengono su determinati processi allo stesso modo. In particolare, la ricerca si è però concentrata su determinate categorie di farmaci come gli ACE-inibitori, i sartani e i calcio antagonisti. Ma come funzionano questi farmaci?

Immagine selezionata

Questi medicinali, quindi oltre a ridurre la pressione, sembra che vadano a modulare anche l’infiammazione celebrale, andando quindi a migliorare il flusso sanguigno e favoriscono quindi la protezione neuronale. Dei recenti studi quindi hanno confrontato diversi risultati cognitivi di chi assumeva questi farmaci rispetto a chi prendeva altri tipi di farmaci o anche che non erano in cura.

Ma cosa si è visto? I dati infatti hanno mostrato che i pazienti che sono stati trattati con i medicinali precedentemente citati hanno avuto una diminuzione del 30% del rischio di sviluppare dei deficit cognitivi gravi o anche la demenza. Sicuramente dei risultati molto importanti per la nostra salute e quella dei pazienti stessi.

Perché si tratta di una scoperta rivoluzionaria

Sicuramente questo risultato risulta essere molto rivoluzionario, dato che fino ad oggi non esistevano dei farmaci approvati specificamente per andare a prevenire il declino cognitivo nelle persone sane o anche nelle fasi iniziali di deterioramento mentale. Se infatti altri studi andranno a confermare questi effetti, le pillole per la versione potrebbero diventare una doppia arma.

Immagine selezionata

Infatti, non saranno solo utilizzati per andare a proteggere il nostro cuore ma anche per andare a preservare la nostra mente. Inoltre, andare a prevenire le malattie cognitive risulta essere una priorità urgente, dato che si stima che entro il 2050 il numero di persone che andranno a soffrire di demenza si triplicherà.

È importante quindi cercare di agire con largo anticipo, cercando quindi di partire semplicemente da chi soffre di ipertensione e ciò ci permetterà di cambiare radicalmente il futuro di tutta la salute pubblica. Ovviamente bisogna comunque aspettare le dovute indagini e i giusti controlli prima di dare per certo questo studio.

Cosa bisogna fare?

Ovviamente, se questa linea di ricerca verrà confermata, i futuri medici potranno andare a selezionare più attentamente tipi di antipertensivi da prescrivere andando quindi a privilegiare quelli che hanno anche degli effetti protettivi sul nostro cervello. Si consiglierà sicuramente anche di andare a eseguire delle terapie preventive già in persone con la pressione borderline o lievemente alta.

Immagine selezionata

In questo modo, non si andrà solo a proteggere il cuore i geni, ma si cercherà anche di andare a proteggere la memoria e le capacità cognitive. È importante anche andare ad integrare la gestione della pressione con dei programmi di prevenzione cognitiva, ad esempio cambiando dei farmaci, seguendo un’alimentazione sana e facendo attività fisica.

Ovviamente, bisogna comunque specificare e sottolineare che non tutti gli antipertensivi sono uguali, come già abbiamo anticipato, e ovviamente la scelta della terapia deve essere fatta unicamente dal medico in base alle caratteristiche individuali del paziente che si segue, in modo tale da cercare una soluzione adeguata per ognuno di noi.

Lascia un commento